Il primo libro di fenomenologia by Dan Zahavi

Il primo libro di fenomenologia by Dan Zahavi

autore:Dan Zahavi [Zahavi, Dan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-09-14T12:00:00+00:00


Io sono il centro attorno al quale, e in relazione al quale, lo spazio (egocentrico) si dispiega: è per tale ragione che Husserl può affermare che ogni esperienza del mondo è resa possibile dal fatto che abbia una propria relazione con il mio corpo vivo21. E questo è vero non soltanto perché il corpo si comporta da centro stabile di orientazione, ma anche perché è un corpo in costante movimento. Vediamo con occhi che sono perennemente in movimento, situati in una testa che è in grado di muoversi a sua volta posizionata su un corpo che può spostarsi da un luogo all’altro; un punto di vista stazionario è, in tal senso, solo un caso limite di un punto di vista in movimento. Ciò che vediamo, sentiamo, tocchiamo, gustiamo e odoriamo è modellato da quanto facciamo e da ciò che siamo potenzialmente in grado di fare. Nel corso dell’esperienza ordinaria, percezione e movimento sono azioni integrate. Quando tocco la superficie di una spugna, la sua consistenza si dà insieme all’esperienza del movimento del mio dito. Quando osservo i movimenti di una ballerina sul palco, la ballerina si dà insieme all’esperienza del movimento della mia testa. Le opere di Merleau-Ponty e di Sartre sono disseminate di simili riflessioni. Il primo scrive che quando percepisco il mondo, il corpo si rivela simultaneamente come termine non osservato, perno del mondo verso il quale tutti gli oggetti volgono la loro faccia22. Io non osservo mai il mondo da una certa distanza: sono sempre collocato al suo centro, ed esso si rivela in accordo alle mie modalità di abitarlo attraverso il corpo. Sartre parla del modo in cui lo spazio è strutturato da riferimenti a un centro assoluto di utilizzabilità, grazie ai quali la posizione e l’orientamento dei singoli oggetti sono connessi a un soggetto che agisce. Tutto ciò che è percepito è percepito come qualcosa che ci sta vicino o lontano, che può essere avvicinato ed esplorato. Il fatto che il coltello sia poggiato sul tavolo significa che io posso raggiungerlo e afferrarlo. Il corpo è operativo in ogni percezione e in ogni azione. È insieme punto di vista e punto di partenza23:

il campo percettivo si riferisce a un centro oggettivamente definito da questo riferimento e posto nel campo stesso che si orienta intorno a esso. Solamente, questo centro, come struttura del campo percettivo considerato, noi non lo vediamo: lo siamo. […] Cosí, il mio essere-nel-mondo, per il solo fatto che realizza un mondo, si fa indicare a se stesso come un essere-nel-mondo dal mondo che realizza, e questo non potrebbe avvenire altrimenti, perché non vi è altro modo di entrare a contatto del mondo se non quello di essere del mondo. Mi sarebbe impossibile realizzare un mondo nel quale non sarei e che sarebbe puro oggetto di una contemplazione superficiale. Ma, invece, bisogna che io mi perda nel mondo perché il mondo esista e io possa trascenderlo. Cosí, dire che io sono entrato nel mondo, «venuto al mondo», o che c’è un mondo, o che io ho un corpo, è una sola e medesima cosa24.



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